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26 Aprile 2023
Categoria: News da Way2Global
La valutazione d’impatto è argomento sempre più dibattuto grazie alla diffusione esponenziale delle Società Benefit, perciò abbiamo voluto redigere una guida completa per chi si trova per la prima volta a dover gestire questo adempimento.
Come agenzia di traduzioni nata in assetto di Società Benefit, anche noi di Way2Global svolgiamo la valutazione d’impatto dalla nostra costituzione, perciò sappiamo bene di cosa si tratta, come va svolta e soprattutto come va redatta la relazione di rendicontazione.
La valutazione d’impatto è un processo di analisi e quantificazione degli impatti economico, sociale e/o ambientale generati dalle attività delle imprese che hanno scelto di abbracciare il modello della Società Benefit.
Come stabilito dall’articolo 1 comma 376 della legge n.208/2015, questa tipologia di aziende ha una duplice finalità: da una parte perseguono uno scopo di lucro atto a distribuire gli utili ai soci, dall’altra promuovono il beneficio comune a favore di un’ampia platea di stakeholder, cioè operano “in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni ed altri portatori di interesse”.
Le imprese che compiono questa scelta hanno quindi l’obbligo di valutare a fine anno l’impatto generato attraverso le proprie attività, iniziative o progetti e renderlo noto a tutti gli stakeholder in totale trasparenza.
La valutazione è svolta dal responsabile d’impatto, cioè la figura interna o esterna all’azienda nominata come responsabile dell’attuazione e del miglioramento degli obiettivi d’impatto, oltre che della rendicontazione finale.
Il mancato perseguimento degli obiettivi socio-ambientali dichiarati in Statuto è equiparato dalla legge alle pratiche di pubblicità ingannevole, e in questo senso le Società Benefit sono soggette al controllo dell’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (AGCM).
Per meglio comprendere com’è strutturata la valutazione d’impatto, possiamo suddividere il processo in tre step: raccolta dei dati, analisi e valutazione con metriche e standard, redazione della reportistica. Vediamoli più nel dettaglio.
Il primo step fondamentale per una valutazione d’impatto è la raccolta dei dati e del materiale da analizzare. A prescindere dalla categoria merceologica di riferimento e dalla tipologia di beneficio comune perseguito, ogni azienda è dotata di KPI (Key Performance Indicator), cioè indicatori che misurano in modo oggettivo il raggiungimento o meno degli obiettivi prefissati. I KPI monitorano l’andamento dei risultati del piano industriale nel tempo e a fine anno consentono di registrare i risultati effettivi ottenuti a fronte degli obiettivi programmati.
Per garantire imparzialità e pluralità dei punti di vista, la valutazione d’impatto deve attingere anche a fonti sia interne sia esterne al perimetro aziendale: gli stakeholder. Raccogliere il loro feedback sull’operato aziendale è di estrema rilevanza poiché i primi beneficiari dell’impatto positivo che le Società Benefit vogliono generare sono proprio loro.
Interviste e survey sono tra gli strumenti più diffusi per raccogliere questo feedback e alimentare il cosiddetto “stakeholder engagement”, un dialogo continuo e fertile che è fondamentale per qualsiasi azienda che ambisca a vivere integrata nel proprio ecosistema.
Terminata la raccolta dei dati, si può procedere alla seconda fase della valutazione d’impatto: analisi e valutazione. Gestire l’ingente quantità di dati raccolti non è semplice, soprattutto per chi affronta questo processo per la prima volta, così come non è semplice, rispetto alla pluralità di opzioni disponibili, decidere quale strumento o metrica adottare per effettuare la valutazione d’impatto.
Gli strumenti e le metriche a disposizione per effettuare la valutazione d’impatto sono numerosi, e la Legge sulle Società Benefit lascia scientemente al management e al Responsabile d’impatto aziendale la facoltà di scegliere il tool più affine ed efficace per descrivere l’identità e le caratteristiche specifiche dell’impresa.
Per ogni azienda si tratta infatti di un’importante scelta di natura strategica poiché lo strumento di valutazione d’impatto non è solo un dispositivo di rendicontazione, bensì un insieme di criteri, indicatori e direttrici che informano comportamenti e scelte del management nel lungo periodo, determinando in ultima analisi il vantaggio competitivo, la redditività e la sostenibilità dell’azienda.
Tra gli strumenti più diffusi, oltre che recensiti da Assobenefit (Associazione Nazionale per le Società Benefit) in termini di compliance alla normativa, vi sono i seguenti:
Ciascun’azienda è dunque libera di scegliere quali e quanti tool impiegare per la valutazione d’impatto, a condizione che alla base vi sia uno standard elaborato da un soggetto esterno all’impresa che risponda a criteri di scientificità, chiarezza e trasparenza.
In Way2Global ad esempio facciamo riferimento in primo luogo al BIA, ma ne usiamo anche altri a titolo di benchmarking per avere una visione più ampia ed eterogenea dell’impatto generato ogni anno.
Effettuata la valutazione dei dati, occorre compiere l’ultimo step: redigere la relazione d’impatto.
Redigere la relazione d’impatto rappresenta l’apice di questo articolato processo di valutazione. Si tratta di un documento strategico per l’azienda perché restituisce una fotografia chiara e completa dei risultati raggiunti in merito agli obiettivi di beneficio comune dichiarati, è la base su cui impostare programmi, obiettivi e strategie future, e infine consente di rispondere al principio di trasparenza nei confronti degli stakeholder, requisito cogente per le Società Benefit.
La relazione d’impatto viene redatta a fine anno dal Responsabile d’impatto e va allegata al bilancio di esercizio in sede di deposito presso la Camera di Commercio.
Le parti che compongono il documento sono tre:
Nella prima parte, prima di approfondire obiettivi e azioni messe a terra nell’anno rendicontato, è buona prassi introdurre una breve presentazione dell’azienda raccontandone la storia, la Vision, la Mission e soprattutto il Purpose che ne orienta le attività. La relazione infatti viene consultata non soltanto dagli stakeholder che già conoscono l’impresa, ma anche da soggetti terzi totalmente estranei a essa come finanziatori o potenziali investitori.
La valutazione costituisce il centro nevralgico della relazione, che illustra i risultati raggiunti rispetto agli obiettivi prefissati misurandoli con lo Standard di propria scelta su quattro aree specifiche: governo d’impresa, lavoratori, altri portatori d’interesse e ambiente. Si tirano quindi le somme sul proprio operato rispondendo alle seguenti domande: sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati a inizio anno? Se la risposta è no, come mai?
Chiude la relazione la sezione dedicata alla programmazione, che delinea gli obiettivi per l’esercizio successivo. Oltre che un prezioso processo di rendicontazione e revisione critica, la valutazione d’impatto costituisce dunque una preziosa opportunità per aggiustare il tiro e migliorare sistematicamente nel tempo le proprie performance in materia di sostenibilità.
Una volta redatta la relazione che formalizza il processo di valutazione d’impatto, non resta che far conoscere il proprio impegno in tutto il mondo.
Il modo migliore per valorizzare tutto il lavoro svolto con la valutazione d’impatto consiste nel dotarsi di una traduzione della relazione.
Rendere disponibile questo documento in altre lingue offre alle aziende una serie di vantaggi. Innanzi tutto è un’ulteriore dimostrazione di trasparenza, che contribuisce a consolidare la reputazione aziendale. In secondo luogo, la traduzione agevola la fruizione del documento da parte degli stakeholder, dunque esprime un segno di rispetto e attenzione nei loro confronti. Infine, ma non ultimo per importanza, è un ottimo strumento per farsi conoscere all’estero e attirare nuovi clienti e investitori.
Per fruire di questi benefici occorre scegliere con oculatezza in quale lingua tradurre la relazione d’impatto. La scelta più comune ricade sulla traduzione in inglese, ma non è una decisione così scontata. Per le aziende che operano in mercati francofoni ad esempio sarebbe preferibile optare per una traduzione in francese. Il modo migliore per prendere questa decisione di natura strategica consiste nel valutare bene quali sono le lingue dei mercati di riferimento, sia allo stato attuale sia di futura espansione.
A questo punto, resta un’ultima domanda da porsi: a chi commissionare una traduzione che rispecchi fedelmente l’anima dell’azienda emersa dalla valutazione d’impatto?
Tra le varie possibilità, la decisione migliore e più sicura per ricevere una traduzione di qualità consiste nel rivolgersi a un’agenzia di traduzioni professionale.
Le agenzie sanno come gestire progetti di traduzione così delicati attraverso l’implementazione di un processo strutturato e certificato costituito da una sequenza di fasi e controlli plurimi ad opera di traduttori, linguisti e operatori madrelingua specializzati nella gestione di questa tipologia di documenti.
Se hai bisogno di un partner linguistico cui affidare la traduzione della relazione d’impatto, contattaci, basta compilare il modulo.
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