7 Febbraio 2023

Come redigere un bilancio di sostenibilità?

Categoria: News da Way2Global

Chiedersi come redigere un bilancio di sostenibilità è più che legittimo, data la varietà di standard e modelli in circolazione.

Il processo che porta alla redazione di questo documento è piuttosto articolato. Innanzitutto bisogna conoscere i valori, la governance, la cultura e il business model aziendale, oltre ai suoi prodotti e al mercato di riferimento, e scegliere la metodologia di misura dei parametri di interesse. Dopodiché occorre individuare i propri stakeholder e avviare con essi un dialogo continuo per reperire le informazioni che, insieme ai dati già a disposizione, costituiranno l’oggetto della fase finale: il controllo e la valutazione dell’operato e dell’impatto generato dall’azienda.

Esaminiamo ciascuno di questi aspetti più nel dettaglio.

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Definizione dei valori e della metodologia

Chi ha il compito di redigere un bilancio di sostenibilità deve sapere che il valore di un’azienda non è definito solo dal profitto, per questo prima abbiamo parlato di “valori”.

Un’azienda va valutata anche per gli effetti che produce in ambito sociale, ambientale e in termini di governance. L’Agenda 2030 e i relativi SDGs (Sustainable Development Goals) ci hanno fatto capire come ambiti apparentemente slegati tra loro siano in realtà strettamente interconnessi.

Un’azienda che archivia profitti ma non rispetta l’ambiente o viola i diritti della comunità in cui vive è destinata a registrare ripercussioni negative anche dal punto di vista economico perché le risorse ambientali e umane che danneggia costituiscono parte attiva del processo di produzione.

Questa consapevolezza costituisce il punto di partenza per la stesura del bilancio di sostenibilità. Per redigere un bilancio che valorizzi l’azienda a 360° bisogna infatti considerare, oltre al profitto, anche una serie di altri fattori connessi ai sei capitali che ogni organizzazione si trova ad amministrare nella gestione del proprio business: le risorse umane (capitale umano), le risorse ambientali (capitale naturale), il rapporto con clienti e fornitori (capitale relazionale), gli asset immateriali connessi a saperi e conoscenze (capitale intellettuale), i beni strumentali (capitale produttivo), e le dotazioni finanziarie (capitale finanziario).

La molteplicità dei dati da raccogliere e la complessità dell’analisi da svolgere sono vieppiù accresciute dalla proliferazione di Standard, Norme e Framework che presiedono alla redazione del bilancio di sostenibilità.

Nello specifico la regolamentazione riguardano i temi da affrontare e la struttura da seguire nella loro esposizione. Osservare gli Standard o i Framework più diffusi permette di redigere un bilancio chiaro, completo e soprattutto comparabile.

GRI Standard, cioè gli standard elaborati da Global Reporting Initiative, sono di certo i più noti e diffusi. Ciò non significa tuttavia che sia obbligatorio attenervisi. Molte aziende anzi sono solite impiegare standard differenti per offrire una rappresentazione più completa possibile della propria realtà, e in questo caso diventa utile inserire nel documento una tabella di riconciliazione che evidenzi le relazioni tra le diverse norme.

Alla libertà concessa nella scelta degli Standard da seguire si contrappone però l’obbligo in capo all’azienda di spiegare in una nota metodologica interna al Bilancio di sostenibilità quali norme si è deciso di seguire e per quale motivo.

Ma passiamo ora a un altro elemento fondamentale del bilancio di sostenibilità: gli stakeholder.

Stakeholder e traduzione

Chi si domanda come redigere il bilancio di sostenibilità deve anche sapere che tale documento, oltre a essere un ottimo strumento di rendicontazione non finanziaria, rappresenta un valido strumento di dialogo con gli stakeholder.

Come anticipato nel paragrafo precedente, questa forma di rendicontazione nasce dalla consapevolezza che l’azienda genera un impatto (positivo o negativo) su un insieme di soggetti interni ed esterni, pertanto è d’importanza cruciale instaurare e alimentare un dialogo con loro.

Chi si trova a dover redigere il bilancio di sostenibilità per la prima volta deve compiere un passaggio aggiuntivo, cioè l’identificazione di tutti stakeholder connessi all’azienda e l’individuazione di quelli più rilevanti per il tramite di una matrice di materialità.

Può sembrare un passaggio superfluo, invece quest’attività consente di acquisire una visione più realistica del network che gravita attorno all’azienda. Ad esempio si potrebbe scoprire di avere a che fare con molti più stakeholder di quanti non si immaginasse o addirittura che soggetti ritenuti marginali risultano invece cruciali per l’operato aziendale.

Solo dopo avere identificato gli stakeholder più rilevanti, si può avviare la fase di dialogo e di ascolto, step indispensabile per redigere in modo corretto un bilancio di sostenibilità. Essere sostenibile vuol dire infatti prendersi in carico gli interessi, le aspettative e le preoccupazioni dei propri stakeholder. Survey e interviste sono solo alcuni degli strumenti funzionali a raccogliere i dati da cui prendono le mosse le analisi e le considerazioni successive.

Naturalmente il lavoro di dialogo e ascolto va descritto all’interno del bilancio di sostenibilità, così da attestare la fondatezza delle conclusioni cui si è giunti. Altrettanto importante è garantire che tale documento sia consultabile pubblicamente, sia per garantire la trasparenza da parte dell’azienda sia per estendere la platea di stakeholder a livello internazionale.

A questo fine è sufficiente ricorrere al servizio di traduzione del bilancio di sostenibilità, che consente a chi parla lingue diverse l’accessibilità e la fruizione di questo documento in autonomia senza alcun ostacolo di natura linguistico-culturale.

Prima però occorre passare attraverso le ultime due fasi previste per redigere il bilancio.

Controllo e valutazione

Dopo avere raccolto i dati inerenti le attività di natura economica, sociale, ambientale e di governance, si può procedere con il controllo dei KPI e la valutazione di risultati e impatti.

L’unico modo per migliorare le proprie performance consiste nel misurarle attraverso una serie di KPI (Key Performance Indicators) che copra tutti gli ambiti sopra citati. In ambito ambientale ad esempio si può misurare la percentuale di energia da fonti rinnovabili impiegata sul totale del fabbisogno energetico, oppure in quello sociale la percentuale di iniziative di volontariato aziendale.

Ciascun’azienda, in base al settore di pertinenza e agli obiettivi prefissati, può avere interesse a misurare un parametro piuttosto che un altro, e per farlo deve individuare diversi KPI e monitorarne l’andamento nel tempo. Redigere un bilancio di sostenibilità rappresenta dunque l’occasione perfetta per tirare le somme dell’esercizio appena archiviato e capire se gli obiettivi prefissati sono stati centrati o disattesi.

Il controllo degli indicatori, oltre a evidenziare i risultati raggiunti (output), consente anche all’azienda di auto-valutare l’impatto (outcome) o gli impatti che è riuscita a generare nel tempo. È da questa analisi che si parte per progettare la strategia futura, aggiustando il tiro laddove necessario.

La stesura di un bilancio di sostenibilità si trasforma così da strumento di rendicontazione in un importante momento di pianificazione strategica, difatti è dall’osservazione complessiva dei risultati ottenuti che si possono predisporre le azioni per migliorare le performance aziendali.

In conclusione, seppur la forma possa variare da azienda ad azienda, ogni bilancio di sostenibilità deve contenere i seguenti argomenti:

  • presentazione dell’azienda;
  • nota metodologica;
  • analisi e dialogo con gli stakeholder;
  • valutazione e KPI;
  • valutazione dell’impatto generato;
  • analisi dei rischi e delle opportunità, e prospettive future.

Si tratta dunque di un lavoro impegnativo che non può restare fine a sé stesso, ma va condiviso con tutti i reparti interessati sin dalla raccolta dei dati, e poi va comunicato sia all’interno della propria cerchia di stakeholder sia al resto del mondo.

Come abbiamo già visto, per comunicare col resto del mondo si può ricorrere al servizio di traduzione che rende il bilancio di sostenibilità disponibile in altre lingue.

In Way2Global ci occupiamo di traduzioni finanziarie da più di 30 anni, e i bilanci rappresentano la nostra specialità. Come Società Benefit certificata B Corp siamo ben consapevoli della ricchezza offerta da strumenti come questo, ragion per cui accogliamo sempre con grande soddisfazione la richiesta di traduzioni di tali documenti, simbolo dell’impegno dell’azienda verso il mondo intero.

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    Laura Gori è Founder e CEO di Way2Global, agenzia di traduzioni dall’anima Benefit, oltre che startup femminile. Dopo trent’anni alla guida di una piccola multinazionale della localizzazione, Laura ha deciso di ricominciare daccapo e di fondare Way2Global per fare impresa a beneficio della società e dell’ambiente, oltre che della crescita aziendale. Fervente paladina di Benefit Corporation e delle istanze di empowerment femminile, Laura coglie ogni occasione per diffondere consapevolezza su questi temi e contribuire all’affermazione di un’economia più giusta, egualitaria e sostenibile per tutti.
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