Che il mercato dei videogiochi sia in forte espansione è evidenziato da autorevoli analisi di mercato.

Sono sempre più numerosi infatti gli utenti amatoriali che dedicano il tempo libero a questa forma di intrattenimento. Il che rappresenta una preziosa opportunità per l’industria dei videogiochi (editori, sviluppatori, distributori), soprattutto dopo che la rapida e forzata spinta alla digitalizzazione della pandemia ha contribuito a spostare il mondo intero sul web.

Alla crescita esponenziale del numero di appassionati (leggi consumatori) corrispondono infatti cospicue aspettative di introiti. Come sfruttare questa occasione?

Una soluzione è senz’altro quella di tradurre, o meglio, “localizzare” il proprio catalogo di videogame in altre lingue.

In un’epoca in cui la user experience è sempre più al centro, è essenziale riuscire a proiettare il giocatore all’interno del videogioco attraverso quella che viene definita esperienza immersiva.

Se questo obiettivo è facilmente raggiungibile nella lingua madre in cui viene ideato e realizzato il videogioco, tutt’altra sfida è quella di riuscire a coinvolgere chi parla una lingua diversa. Affinché i videogamer possano realmente sentirsi a casa e godere appieno di questa esperienza ludica, occorre fare un passo in più, cioè tradurre – o meglio “localizzare” – il videogioco.

La traduzione di un videogame è frutto di un lavoro complesso e articolato poiché gli elementi da lavorare linguisticamente e culturalmente sono plurimi: script, menu, messaggi di errore e interfacce, oltre che adattamento dei dialoghi e degli elementi audiovisivi, eventuali sottotitoli e doppiaggio, in aggiunta ovviamente alla traduzione di tutta la parte marketing esterna al videogioco (manuali, istruzioni, packaging e cover, pubblicità).

Ogni elemento dev’essere tradotto tenendo presenti due aspetti:

  • restare fedeli agli intenti di chi ha ideato e progettato il videogioco, traducendo puntualmente tutte le informazioni in esso contenute;
  • rimuovere eventuali bias linguistici e culturali che potrebbero innescare un percepito spiacevole o non intenzionale.

Quest’ultimo aspetto è di fondamentale importanza poiché una traduzione che non tiene conto della cultura del mercato di riferimento rischia di avere pesanti ripercussioni non solo in termini economici, ma anche sulla reputazione del brand.

Senza contare la complessità connessa ai diversi requisiti insiti nella specifica destinazione d’uso del videogioco. Le strategie multipiattaforma adottate da tanta parte dell’industria dei videogiochi rendono infatti necessario rispettare prerogative tecniche diverse a seconda che, ad esempio, il MOBA (Multiplayer Online Battle Arena) o altro genere di videogioco sia destinato a una piattaforma di utilizzo finale mobile, PC, social o altro.

Per assicurarsi una traduzione di qualità occorre rivolgersi a dei professionisti del settore: traduttori madrelingua con una profonda conoscenza della cultura dei due paesi (quello in cui è stato prodotto il videogioco e quello in cui lo si vuole esportare), e ovviamente una passione viscerale per i videogames.

A noi di Way2Global queste risorse non mancano. Anzi, grazie al coordinamento dei nostri Project Manager siamo in grado di offrire al cliente la soluzione di volta in volta più adatta, scegliendo con cura le risorse e il ciclo di lavoro più idonei per aiutare i clienti a far volare l’export su nuovi mercati.

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